Nei nostri precedenti articoli abbiamo sviscerato il concetto di “adeguati assetti” e l’importanza delle conversazioni nella gestione d’impresa. Ma una domanda continua a emergere, specialmente tra i piccoli imprenditori: “Tutto questo riguarda anche me?”

La risposta, chiara e inequivocabile, è .

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) ha reso esplicito un principio già presente nel nostro ordinamento, estendendolo a ogni tipo di impresa, a prescindere dalle sue dimensioni. L’articolo 3 del CCII è il cuore di questa nuova consapevolezza e merita di essere analizzato con attenzione.

Cosa dice l’articolo 3?

L’articolo 3 del CCII non fa distinzione tra grande azienda e microimpresa.

  • Comma 1: Stabilisce che “l’imprenditore individuale deve adottare misure idonee a rilevare tempestivamente lo stato di crisi e assumere senza indugio le iniziative necessarie a farvi fronte.” Qui la norma parla espressamente di “imprenditore individuale”, includendo di fatto ogni singola Partita IVA, ditta individuale o libero professionista.
  • Comma 2: Sancisce che “l’imprenditore collettivo deve istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato ai sensi dell’articolo 2086 del codice civile, ai fini della tempestiva rilevazione dello stato di crisi e dell’assunzione di idonee iniziative.” Qui si fa riferimento a società di persone e di capitali, senza limiti dimensionali.

Il punto chiave è l’obbligo di “rilevare tempestivamente lo stato di crisi”. Questo significa dotarsi degli strumenti e dei processi giusti per leggere i segnali di allarme finanziario e agire di conseguenza, prima che la situazione diventi irreversibile.

Adeguati assetti: un’opportunità, non un peso

Molti imprenditori di piccole dimensioni temono che l’adeguamento comporti costi insostenibili e una complessità gestionale eccessiva. L’articolo 3, però, è formulato in modo intelligente: le misure e gli assetti devono essere “rapportati alle specifiche caratteristiche dell’impresa e dell’attività imprenditoriale svolta dal debitore”.

Questo principio ci dice che una microimpresa non deve implementare gli stessi sofisticati sistemi di controllo di una multinazionale. L’obiettivo è la proporzionalità.

Per una piccola realtà, l’obbligo di adeguarsi diventa una formidabile opportunità per avviare un percorso di crescita consapevole. Gli “adeguati assetti” non sono solo un controllo, ma il punto di partenza per definire e raggiungere nuovi obiettivi. Possono tradursi in:

  • Un controllo di gestione semplice ma efficace, magari un foglio di calcolo che monitora entrate e uscite. Questo ti permette di sapere, in ogni momento, a che punto sei rispetto ai tuoi obiettivi di fatturato e di redditività.
  • Un budget di cassa periodico, anche trimestrale, per prevedere la liquidità e pianificare investimenti o spese future senza brutte sorprese.
  • Incontri regolari con il commercialista per analizzare insieme i dati economici e finanziari, trasformando il consulente in un vero e proprio partner strategico.

L’assenza di questi strumenti, e quindi l’incapacità di rilevare per tempo i segnali di difficoltà, potrebbe portare a una responsabilità personale per gli amministratori in caso di aggravamento della crisi.

In conclusione, l’articolo 3 del CCII è un invito, e al tempo stesso un obbligo, a guardare al futuro con maggiore consapevolezza. Non è un peso, ma uno strumento a tutela dell’impresa stessa e dell’imprenditore. Abbracciare gli adeguati assetti significa, in definitiva, gestire l’attività con una mentalità più moderna e proattiva, a prescindere dalle sue dimensioni.


Ma come si traduce tutto questo in pratica? Quali sono i primi passi concreti da compiere?

Nel prossimo articolo, metteremo da parte la teoria per concentrarci sull’azione. Ti guideremo attraverso 5 step operativi e pratici per implementare un assetto adeguato e trasformare l’obbligo di legge in un vero e proprio vantaggio competitivo per la tua azienda.

Categorie: aziendale

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