Quando si parla di controllo di gestione, molti piccoli imprenditori pensano subito a software costosi, report complicati e consulenti che richiedono risorse non sostenibili.
La verità è che nelle microimprese non serve replicare i sistemi delle grandi aziende: ciò che conta è raccogliere poche informazioni mirate, utili per decidere meglio.

🎯 Cosa rilevare (anche senza grandi strumenti)

Per una microimpresa è fondamentale avere il controllo di alcuni dati di base, ad esempio:

  • Costi fissi ricorrenti (affitti, stipendi, utenze, leasing)
  • Margini sui prodotti/servizi principali (quanto resta realmente dopo aver coperto i costi diretti)
  • Entrate e uscite previste nel breve periodo (un semplice cash flow per non trovarsi senza liquidità)

Questi dati si possono ricavare anche con un foglio Excel ben organizzato, senza investimenti onerosi.

🛑 Cosa evitare (per non sprecare tempo e soldi)

Per un’azienda con 3–5 addetti non ha senso:

  • Strutturare centri di costo complessi
  • Implementare sistemi informatici pesanti
  • Redigere budget e forecast dettagliati come nelle medie imprese

👉 Il rischio è spendere più di quanto si guadagna in informazioni.

🚀 Il “controllo di gestione su misura”

Oggi non si tratta solo di “buona organizzazione”: la legge richiede anche alle microimprese di dotarsi di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili.
Questo obbligo può sembrare un peso, ma in realtà, se ben interpretato, diventa un’opportunità:

  • Da un lato l’impresa si conforma agli obblighi normativi
  • Dall’altro ottiene informazioni essenziali per gestire meglio il proprio business

👉 In pratica, un mix tra legge e utilità gestionale porta a un sistema “su misura” che anche una microimpresa può gestire senza costi eccessivi.

🔎 Esempi concreti

1. Microimpresa di servizi (es. studio grafico o agenzia di consulenza):

  • Fatturato per tipologia di servizio (grafica, consulenza marketing, formazione…)
  • Costo diretto del personale (ore lavorate per cliente/progetto)
  • Spese generali principali (software, affitto, utenze)
  • Redditività per cliente o commessa

2. Microimpresa artigiana (es. falegname con 3 dipendenti):

  • Costo delle materie prime (legno, ferramenta, vernici)
  • Ore di manodopera diretta per commessa
  • Spese fisse di laboratorio (affitto, energia, macchinari)
  • Margine per tipologia di prodotto (cucine su misura, riparazioni, arredamento)

Con queste poche informazioni si ottiene già un quadro utile:

  • si sa da dove arrivano i guadagni
  • si capisce quali attività coprono meglio i costi fissi
  • si ha una base per decisioni di prezzo, investimento o riduzione degli sprechi

💧 Il nodo della liquidità

Un aspetto spesso trascurato, ma fondamentale, è la verifica della liquidità futura.
Gli adeguati assetti richiedono infatti di valutare se l’impresa sarà in grado di far fronte, nei prossimi 12 mesi, ai propri impegni finanziari.
Per questo è utile stimare:

  • la liquidità generata dalla gestione tipica (incassi dai clienti meno pagamenti correnti)
  • a confronto con le scadenze finanziarie (mutui, leasing, fornitori, imposte)

👉 Questo semplice controllo permette di capire se l’azienda può proseguire senza tensioni o se occorrono interventi correttivi tempestivi (rinegoziare scadenze, ridurre costi, rafforzare i margini).


💡 In sintesi: anche la microimpresa può avere un sistema di controllo di gestione “leggero” che unisce conformità normativa e utilità pratica. Non serve la complessità, basta la rilevazione di pochi dati significativi — inclusa la verifica della liquidità futura.

Categorie: aziendale

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